It's Friday I'm (not) in love - Issue #179
Di contrasti e accettazioni: "I'm happy being single, but I'm tired of it."
Questa è It’s Friday I’m (not) in love, una newsletter settimanale per cuori precari ma non disperati che arriva ogni domenica mattina. Se ti piacerà, clicca sul cuore, commenta o inviala ad altri potenziali (e non) cuori allo sbando. Oppure puoi offrirmi un caffè e supportare il mio lavoro. Grazie!
E ora, come sempre, schiaccia play e… buona lettura.
Nella continua necessità che proviamo quotidianamente del dover dare un’etichetta precisa a tutto, appare complesso definire alcune emozioni legate all’essere single. Prima tra tutte quel continuo e instabile equilibrio che vorrebbe che si riuscisse a conciliare il desiderio di una relazione con la soddisfazione della vita senza un partner affianco.
È un contrasto di emozioni che però è molto più frequente di quanto si possa immaginare e che fatica moltissimo ad essere accettato da chi lo prova. Penso a me, ad esempio, a come spesso il pensiero di volere una relazione mi abbia fatto sentire fragile perché lo vedevo andare contro alla vita indipendente che stavo costruendo.
Del resto c’è una sorta di rigetto di qualunque situazione o emozione che non rientra in termini assoluti e tendiamo ad essere molto duri con noi stessi quando non riusciamo a vivere pienamente nel bianco o nel nero.
Come spiega bene questo pezzo, invece, “la vulnerabilità dimostra che solo perché una parte di te desidera qualcos'altro, non significa che la tua vita da single sia piatta o fallimentare”. Ed è un tema che dovrebbe essere nevralgico di questi tempi, sia perché i single stanno aumentando sempre più ma, soprattutto, perché si resta single per molti più anni rispetto al passato.
In un momento storico in cui siamo costantemente sotto pressione dall’ansia di non ritenerci realizzati pienamente come persone, in cui la nostra salute mentale è sollecitata da continui ideali di vita e relazionali irraggiungibili, penso alla caption ormai mantra sui social del “If it’s not like this I don’t want it”, diventa complesso scendere a patti con queste sensazioni che vanno in direzione opposta a quella che percorriamo ogni singolo giorno.
Come spiega nel pezzo una delle psicologhe intervistate, moltissimi suoi clienti lottano “per mantenere in tensione queste due idee, e accettare che più di una cosa può essere vera allo stesso tempo. […] È possibile desiderare intimità e romanticismo pur essendo molto contenti della propria vita da single. Puoi sentire la mancanza del contatto fisico, o di qualcuno che ti fa i complimenti facendoti sentire speciale. Puoi anche sentire la mancanza del conforto che viene dal fatto che qualcuno ti conosce davvero bene, ti vede e ti comprende realmente. Nel frattempo, sei felice di essere single e non hai fretta di trovare un partner. Tutti questi sentimenti sono perfettamente normali."
Lo scrivo qui soprattutto per me, come promemoria, perché mi sono sentita in colpa, anche scrivendo questa newsletter “indipendentista”, del fatto di desiderare una certa intimità con un’altra persona e, allo stesso tempo, essere appagata dalla vita da single che conduco. Chiedendomi spesso se questa voglia non andasse in contrasto con la medaglia della donna indipendente che in molte sentiamo la necessità di indossare per sentirci validate nelle nostre scelte anche dall’esterno.
Riflettendoci su è una sorta di lotta interiore che vale anche per altri ambiti, penso ad esempio al femminismo in cui sembra quasi ci sia qualcuno preposto a rilasciare il patentino della buona femminista e dal quale non ti puoi discostare. Un po’ come a dire, se sei femminista devi pensarla così su tutti i temi possibili ed immaginabili altrimenti non lo sei “abbastanza”. Non sono ammesse sfumature.
Per i single funziona allo stesso modo. La percezione, che anch’io erroneamente mi sono autoimposta per anni, è che se una persona è sola e appagata dalla sua condizione non può in qualche modo desiderare anche altro. Il titolo stesso del pezzo “I'm happy being single, but I'm tired of it” apre un mondo di riflessioni su quanto una nostra condizione non permanente non può e non deve dettare legge su qualunque tipo di desiderio proviamo nel nostro privato.
Che si può sentire tutto il peso che la solitudine comporta ma essere allo stesso tempo felici di quello che si è nella propria quotidianità. E accettare che indipendenza e desiderio di una relazione romantica sono due condizioni che possono assolutamente convivere allo stesso tempo e non c’è nulla di sbagliato in questo.
L’autrice del pezzo racconta come sia rimasta colpita dalle vignette della fumettista Sarah Akinterinwa, condividendo una delle sue strisce in cui descrive una conversazione tra due amiche, in cui una delle due dice: "L'amore per se stessi non è un sostituto dell'amore romantico. Accetto di essere single ma oggi mi sento stanca di esserlo. Amo me stessa ma, allo stesso tempo, desidero il romanticismo".
“Self-love isn’t a substitute for romantic love.”
È tutto in questa frase. L’amore per sé stessi non è confinato a un stato di singletudine o di precarietà amorosa e, appunto, non sostituisce gli altri tipi di amore e di sostegno di cui abbiamo bisogno. Come spiega la Akinterinwa è “un tipo di amore e, sebbene sia il più importante, ci permette di sperare negli altri tipi di amore di cui abbiamo bisogno.”
Possiamo amare noi stessi ma avere comunque dei giorni in cui non amiamo essere single.
E magari dicendolo più spesso a voce alta potremmo scoprire che vale anche per gli altri. Come per l’altra amica presente nel fumetto, che inizialmente non capisce il malessere dell’altra salvo poi ammettere: "Oh. In tal caso... anch'io."
#ItsFridayImNotInLove
💌 Modern Love
Dalla rubrica settimanale del New York Times “Modern Love” (da cui è tratta la serie disponibile su Amazon Prime)
Come sai sono una grande appassionata dei saggi di Modern Love, ma apprezzo ancora di più la sotto rubrica Tiny Love Stories che raccoglie in ogni uscita diversi racconti inviati dai lettori, di non più di 100 parole, accompagnate da una loro foto. Sono tutte storie brevi ma belle, come quelle di questa settimana.
An Almost-Missed Connection
“We texted for weeks, but when he asked me out, I said I was too busy to date, afraid our chemistry wouldn’t translate in person. The next day, I was feeling regretful when, on the subway, I spotted him! In silence, we rode one stop and then I watched him stroll into the abyss of Penn Station. I searched frantically for his number that I’d already deleted, finally finding a screenshot I had sent my roommate. The next night at a bar, we were like old friends reunited, jumping from topic to topic. Six years later, we’re still catching up. — Alice Xia”
📌 Post-it del venerdì
Single, dating, coppie e relazioni. Gli articoli della settimana per districarsi nel precariato sentimentale
Il telefono crea più danni che vantaggi alla nostra vita sessuale? “È forse a causa di questo strumento del demonio che i giovani si allontanano dal sesso e le coppie passano da un rapporto alla settimana a uno al mese?”
In cerca di un’alternativa nella vita reale alle app di dating per conoscere persone nuove e potenziali nuove frequentazioni? C’è un nuovo trend che pare stia esplodendo negli Stati Uniti (e diventato sempre più noto grazie a TikTok).
I giovani oggi temono di innamorarsi per evitare la sofferenza. E, mi sento di aggiungere, non solo loro. Ma si può effettivamente amare senza provare dolore? E come incidono queste nuove forme di amore e l’uso di app di incontri?
E a proposito di nuove tipologie di rapporti, ecco com'è il poliamore dalle donne che l'hanno provato. E tutte quelle domande (e risposte) che ci continuiamo a fare su questa forma di non-monogamia etica o consensuale.
Conosci i cosiddetti confini di transizione? E perché conoscerli è una base importante per una relazione?
🎙️ Mixtape e altre storie
Consigli (non) richiesti su come perdere tempo la sera
Il 9 giugno del 1994 usciva il primo film da regista di Ben Stiller destinato a diventare un vero e proprio manifesto generazionale. Reality Bites, in italiano assurdamente tradotto in Giovani, Carini e Disoccupati, vedeva un gruppo di 4 amici ventenni alle prese con le loro scelte di vite. Protagonisti tra gli altri due splendidi (e giovanissimi) Ethan Hawke e Wynona Ryder. È uno di quei film che credo di aver visto solo due volte ma che, per qualche assurdo motivo, ricordo sempre con piacere. Qui un bel pezzo su questo anniversario e di come rappresenti ancora oggi un'esperienza emozionante dei (nostri) vent’anni, degli anno 90 e di quella spensieratezza pre social. Da (ri)vedere.
“Vedi Lelaina, non ci serve altro: un paio di bagel, una tazza di caffè e un po di conversazione; io, te e 5 dollari”.
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