Questa è It’s Friday I’m (not) in love, una newsletter settimanale per cuori precari ma non disperati che arriva ogni domenica mattina. Se ti piacerà, clicca sul cuore, commenta o inviala ad altri potenziali (e non) cuori allo sbando. Oppure puoi offrirmi un caffè e supportare il mio lavoro. Grazie!
E ora, come sempre, schiaccia play e… buona lettura.
Sulla nuova copertina dell’Internazionale campeggia un uomo solo al bancone di un bar. È un dettaglio dell’iconico quadro di Edward Hopper “I nottambuli”, del 1942, e il titolo che lo accompagna è emblematico: “Storia della nostra solitudine. Più casa e meno ufficio, più social e meno contatti fisici. Aumentano le persone che si sentono sole. Da dove nasce questa sensazione?” Spiegando come dobbiamo trovare nuovo modi per ritrovarci per riscoprire un certo senso di comunità che si sta perdendo.
Non nego che è una riflessione che spesso torna in molti discorsi recenti con gli amici. Quella sensazione di non riuscire più ad ampliare la propria cerchia sociale, paradossalmente soprattutto in città molto grandi dove la sensazione, spesso, è di sentirsi soli pur nella moltitudine.
Vero, le occasioni di socialità sicuramente diminuiscono, perché cambiano le priorità e la gestione del tempo è sempre più complessa perché fagocitato da una rincorsa all’eccellenza professionale e da lavori che chiedono sempre più. Lo stesso smartworking, ad esempio, se non ben gestito invade totalmente quella che dovrebbe essere una routine quotidiana con momenti dedicati al proprio benessere.
Nulla di nuovo quindi. Così come non esiste miracolosamente una cura a questa sensazione che spesso ci attanaglia. Chiaro, per molti la soluzione risiede nel dare un senso al proprio tempo libero, scolpendolo a colpi di attività di volontariato, hobby, passioni o sport. Occasioni nella vita “fisica” che permettono di (ri)trovare un contatto con l’altro in una dimensione non esclusivamente digitale.
Non bisogna però commettere due errori. Uno, come spiega bene il pezzo dell’Internazionale, è pensare che si tornerà di colpo a un tipo di socialità come la si intendeva anche solo 30 40 anni fa. Semplicemente ci si ritroverà, come comunità, in forme nuove capaci di creare connessioni tra le persone sia su un piano fisico che digitale. Non bisogna demonizzare quindi Internet, i social o le app di dating, per restare in tema, quanto trovare il giusto compromesso e sfruttando le possibilità vaste che il digitale è capace di creare per realizzare ponti tra le persone. Le newsletter stesse, ad esempio, ne sono un perfetto esempio.
L’altro errore invece, personalmente, è un’oggettiva incapacità di comprendere il potenziale che la solitudine reca con sé. Se dovessi metterla su un piano semantico, direi che in questo la lingua italiana non aiuta. In inglese esistono due parole con un significato ben preciso: loneliness e solitude.
Come viene spiegato qui:
“Essere soli (loneliness), quindi, significa desiderare un desiderio assente. È sentire un vuoto che rimane insoddisfatto - sentirsi isolati, bisognosi o abbandonati, ma senza nessuno che ti aiuti.
Ma la solitudine (solitude) è un'altra cosa. Essere solitari significa ritirarsi in sé stessi e trarre grande piacere dalla propria compagnia”.
Convivere quindi con la propria solitudine significa anche sapersi ritagliare del tempo di qualità senza altre persone, imparando a conoscerci meglio e, soprattutto a capire cosa davvero ci fa stare bene e in che modo ricercare questo benessere. Senza necessariamente lanciarci in una corsa sfrenata a una socialità spinta che a volte, al contrario, acuisce quel senso di solitudine (loneliness). Quella sensazione di sentirsi soli pur in mezzo agli altri. E poco importa se si va in ufficio tutti i giorni o meno.
Chiaro, sicuramente ritornare a crearsi occasioni di comunità serve anche per approcciarsi nuovamente agli altri con anche meno filtri digitali. Ed è un bisogno che stiamo sempre più toccando con mano. Nella sua ultima newsletter
menziona un articolo recente del The Guardian in cui si racconta come Strava, nota piattaforma utilizzata dagli appassionati di running, potrebbe soppiantare Tinder.Una metafora per indicare come sempre più torneremo a connetterci sulla base di interessi comuni, gli stessi che spesso non riescono ad “emergere” sulle più tradizionali app di dating.
Ne avevo anche parlato tempo fa, segnalando come un USA e Regno Unito le community di running stiano sempre più diventando “luoghi” in cui ritornare a conoscere persone dal vivo. Unite da una passione comune.
Ieri ero in giro per un mercatino con la mia amica e vicina di casa. Nel fermarmi in uno stand di vinili mi è venuto spontaneo scambiare due battute con il proprietario. Amo i vinili, li colleziono (per osmosi da mio padre) da anni. Sulla strada verso casa mi ha chiesto perché non mi sia lanciata di più con quella persona, dicendomi che avere già un interesse forte in comune sia fondamentale in una frequentazione quanto sempre più rara.
È un discorso che è tornato altre volte nel corso di questi giorni. Nella mia chat WhatApp con alcuni dei miei più cari amici dell’università, uno di loro neo sposo scriveva di come “l’ultima cosa da mettere in conto, per una relazione duratura, è solo lo stare bene a letto con una persona.” Perché alla fine, per restare davvero insieme tutta la vita bisogna avere molto altro che ti unisca.
Forse proprio quegli hobby e passioni che ci serviranno, oggi ancora di più, ad uscire da questo tunnel malinconico e solitario dove molti sembrano essere bloccati.
Quale che sia la motivazione per la quale inizieremo a correre (o a fare qualunque altro corso) l’importante è trovare il senso per il quale desideriamo davvero entrare in contatto con gli altri. Non per colmare vuoti o sentirci appagati momentaneamente, quanto per scoprire qualcosa in più di noi e degli altri.
#ItsFridayImNotInLove
💌 Modern Love
Dalla rubrica settimanale del New York Times “Modern Love” (da cui è tratta la serie disponibile su Amazon Prime)
Conosci il significato del concetto cinese di "zhiji"? Si intende un "conoscente dell'anima", una connessione profonda e unica, simile a un'anima gemella platonica. Ed il punto di partenza del Modern Love di questa settimana, firmato dalla scrittrice Lei Wang. L'autrice, infatti, riflette sulla sua esperienza personale di una relazione con una persona che non era né romantica né puramente amichevole, ma qualcosa di più, una sorta di amore celestiale. Nonostante il forte legame, la relazione è stata interrotta per rispetto dei confini della relazione monogama del suo amico. Ed ecco quindi che nascono le sue domande sulla natura delle relazioni, sul ruolo delle amicizie profonde e sul bisogno di trovare spazi per connessioni significative al di fuori delle convenzioni sociali.
“I can imagine being sexually exclusive to one person, but I can’t imagine being emotionally exclusive. What I know is that I am tired of being a variable.”
📌 Post-it del venerdì
Single, dating, coppie e relazioni. Gli articoli della settimana per districarsi nel precariato sentimentale
Cosa ci stiamo dimenticando di fare con il dating? Forse quello che dovremmo fare, a prescindere, più spesso nella vita.
Sempre per la serie “nuovi vocaboli delle relazioni e del dating”: hai mai sentito parlare di "mate poaching"?
Un dating stylist può aiutarci con la nostra vita amorosa? In parte si e in parte no, perché, come spiega bene questo pezzo, “quando si esce con qualcuno, quello che vede quella persona ha tutto e niente a che fare con il nostro abbigliamento.”
🎙️ Mixtape e altre storie
Consigli (non) richiesti su come perdere tempo la sera
Le liste di film da guardare sono tra le poche realmente utili per quanto mi riguarda. Perché in qualche modo riescono ad arginare la mia attitudine a vedere 100 trailer e schede film sui servizi di streaming, salvo poi chiudere tutto e non vedere nulla. Quindi ecco qui una lista dei film più autunnali e “cozy” da guardare a casa, ora che è iniziata ufficialmente la stagione più bella dell’anno.
“Abbiamo un dannato bisogno di storie d'amore semplici” ed è forse il motivo per il quale questo libro ha spopolato in Francia (e ora è edito qui da noi per Salani). In questa intervista François Bégaudeau, autore di “L’amore è una cosa semplice” racconta cosa si celi dietro questo caso letterario (che, per dovere di cronaca, non ho ancora letto).
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