It's Friday I'm (not) in love - Issue #191
Di vent'anni di Modern Love e dieci di letture per ritrovarmi un po'
Questa è It’s Friday I’m (not) in love, una newsletter settimanale per cuori precari ma non disperati che arriva ogni domenica mattina. Se ti piacerà, clicca sul cuore, commenta o inviala ad altri potenziali (e non) cuori allo sbando. Oppure puoi offrirmi un caffè e supportare il mio lavoro. Grazie!
E ora, come sempre, schiaccia play e… buona lettura.
Questa è una newsletter in parte diversa dal solito. Lo è perché è pressoché interamente dedicata, come vedrai, a Modern Love la rubrica del New York Times che questo mese compie vent’anni e che offre ai lettori uno sguardo sulle complicate vite amorose di persone reali.
Ho iniziato a seguirla dieci anni fa e, come ho spesso raccontato, è stata l’ispirazione e la molla che mi ha spinto a lanciare It’s Friday I’m (not) in Love prima su Facebook con un post settimanale per gli amici e poi, nel 2020, con questa newsletter. Per dieci anni, ogni venerdì sera, le storie di persone assolutamente normali come me mi hanno tenuto compagnia, fatto emozionare, riflettere, piangere o sorridere. Ancora adesso, a distanza di anni, continuo a reputarla una rubrica pazzesca per la capacità di toccare con delicatezza temi forti e intensi, per riuscire sempre ad entrare in profonda connessione con i suoi lettori, per come parla di amore e di relazioni (di qualunque tipo) con una purezza rara.
Credo sia la forza delle sue storie ordinarie e magiche allo stesso tempo, ogni settimana un saggio inedito inviato dai lettori che si mettono a nudo attraverso le loro stesse parole. Ogni storia è a sé, eppure sono state tantissime le volte in cui, leggendole, ho pensato che parlassero proprio di me e con me. Di come mi sentissi in quell’esatto periodo, di tutto quello che non riuscivo (o non volevo) mettere a fuoco. Per tutte le volte che questa rubrica mi ha dato virtualmente una pacca sulla spalla, facendomi sentire anche un po’ meno sola.
Ho iniziato questa newsletter con il medesimo approccio che credo ci sia stato dietro Modern Love: raccontare le relazioni dalla mia prospettiva, quella appunto di una “lettrice” come tante, di una persona normalissima ma che puntualmente ogni venerdì rispondeva al Modern Love settimanale ripetendosi “In fondo ho una storia anch’io.” Una storia capace di essere condivisa con molte altre persone, anche solo attraverso poche parole.
Vedi ad esempio uno dei Modern Love pubblicati questa settimana. Per la precisione è del 2011 (mai letto prima) ed è uno di quelli scelti per festeggiare il ventesimo anniversario della rubrica. In Sometimes is not you, or the math la scrittrice Sara Eckel, una donna di 39 anni (praticamente mia coetanea) che non ha un fidanzato da otto anni si sente chiedere durante un appuntamento: “Cosa c'è che non va in te?”
Non so quante persone single si siano mai sentite fare questa domanda ma a me, personalmente, capita da più di dieci anni ormai. Le parole usate sono state spesso diverse, “Com’è possibile che non hai nessuno?”, rimanendo spesso quel tipo di domanda che quasi sempre mi è stata posta in modo ingenuo da amici o conoscenti non appena raccontavo di non avere nessuno nella mia vita.
Sono certa che il loro obiettivo non sia mai stato quello di farmi sentire sbagliata, come accade invece alla protagonista del saggio, ma è innegabile il fatto che a simile domanda non solo non ho mai trovato una risposta che bastasse a sé stessa (una di quelle, per intenderci, che non ammette una contro risposta) ma mi ha portato nel tempo a giudicarmi, ponendomi delle domande su chi fossi davvero, cosa mi bloccasse nelle frequentazioni e, in fondo, cosa avevo che non andasse. A cavallo tra la fine dei miei vent’anni e l’inizio dei trenta è sempre stato più facile, quindi, pensare che fossi io l’errore in un’equazione che ad altri riusciva e riesce tuttora benissimo: avere una relazione.
“Come molte donne single, avevo finito per convincermi che il problema dovessi essere io, che ci fosse qualche difetto essenziale – arroganza, bassa autostima, paura dell'impegno – da correggere. Ero io quella da sistemare.” scrive sempre Sara Eckel.
Anch’io in passato ho avuto (e continuo ad avere) momenti di insicurezza in cui mi sono domandata a lungo quale fosse il mio valore. Ad esempio, se fossi realmente così complessa, ho perso il conto delle volte in cui mi hanno detto che ero “troppo”, o semplicemente se non fossi solo incapace ad aprirmi dal punto di vista relazionale. Non è un caso che moltissime donne Millennial come me hanno letteralmente urlato al miracolo durante la dichiarazione di Noah (Adam Brody) di Nobody Wants This, ovvero quel “Posso gestirti” in risposta alle paure e insicurezze di Joanne (Kristen Bell) di restare sola dopo avergli fatto vedere il peggio di lei.
C’è poi un altro tema estremamente interessante in questo Modern Love, ovvero la critica alla visione stereotipata che si ha dei single. E che dal 2011 ad oggi, mi sento di confermare, non è cambiata affatto. Anch’io come la protagonista mi sono circondata negli anni da tante amiche single con cui condividere stati d’animo ed episodi di vita, ma siamo sempre state ben lontane dal cliché che ci hanno venduto molti libri e serie tv popolari. Da questo punto di vista, non smetterò mai di dire che Sex & The City ha creato più danni che altro.
Come scrive Sara Eckel “ci sono molti libri e programmi televisivi che raccontano la vita di queste donne, ma in quelle storie uomini adorabili si avvicinano costantemente alle protagoniste nei parchi e alle fermate degli autobus per invitarle a cena. La donna single delle sitcom non rimane mai sola a lungo. Passa da un uomo all’altro, cambiando fidanzati con la stessa frequenza con cui cambia borsa. Io e le mie amiche avevamo vari appuntamenti e mini-relazioni, ma per lo più eravamo sole.”
E poi c’è il grande tema dell’imbarazzo.
L’imbarazzo nell’ammettere il desiderio di una relazione.
Forse perché ho vissuto gli anni del boom dello storytelling che esaltava l’importanza dell’indipendenza femminile a tutti i costi e del ritorno dei grandi temi del femminismo nel dibattito politico e sociale. Forse perché io per prima mi sono sempre auto convinta che il mio approccio indipendente fino allo sfinimento alla vita non potesse coesistere con la voglia di una relazione stabile.
Non so dirti esattamente perché, ma per anni mi sono vergognata e trattenuta dal dire ad alta voce che volevo anch’io una relazione, proprio come qualunque altra persona. Temevo che ammetterlo significasse non essere abbastanza indipendente e autosufficiente, che tradissi la mia visione (chiaramente errata) del femminismo. E anche questo viene affrontato in questo Modern Love.
Credo sia solo negli ultimi anni, grazie soprattutto alla scrittura di questa newsletter dove per forza di cose ho scelto di essere sempre molto onesta con chi la legge, che ho iniziato ad esprimere ad alta voce determinati pensieri. Scoprendo che nulla di questo desiderio mina la mia necessità di vivere anche momenti solitari. E che tutto risiede, come sempre, nella ricerca di un giusto compromesso ed equilibrio.
La storia di Sara Eckel finisce con una nota positiva e la scoperta, dopo anni di domande, che il problema vero non è “sistemarsi” come persona bensì trovare qualcuno che ci ami esattamente per come siamo.
Anche se abbiamo un curriculum relazionale scarso. E una paura tremenda di accettarci e piacerci per come siamo davvero.
#ItsFridayImNotInLove
💌 Modern Love
Dalla rubrica settimanale del New York Times “Modern Love” (da cui è tratta la serie disponibile su Amazon Prime)
In questi venti anni di Modern Love, leggere circa 200.000 storie d'amore ha insegnato al suo curatore Daniel Jones alcune lezioni sull'amore e sulla vita. Sette per la precisione:
1. L’amore è più simile a un pallone da basket che a un vaso fragile
Le relazioni sono fatte di conflitti che possono portare a una maggiore intimità o a distanze. La capacità di gestire i conflitti è un indicatore cruciale di compatibilità.
2. La curiosità è più affascinante dei propri successi
Essere curiosi verso gli altri è più attraente che parlare delle proprie realizzazioni. Fare domande e mostrare interesse verso l’altro è essenziale per instaurare legami autentici.
3. Sii presente, specialmente con i tuoi cari
Essere nel momento è fondamentale, perché spesso siamo distratti dal futuro o dai nostri pensieri. Passare tempo di qualità con i nostri cari, senza distrazioni, rende ogni momento prezioso.
4. Scrivi bene, ama bene
Le qualità della buona scrittura personale — onestà, generosità, curiosità, umorismo e umiltà — sono anche le qualità di una buona relazione.
5. Guida sempre con empatia
Mettersi nei panni degli altri e mostrare compassione, anche nelle situazioni difficili, aiuta a vedere le persone per quello che sono, oltre il rancore o le emozioni negative.
6. Apprezza la bellezza dell’impermanenza
Le cose belle, come i fiori o l’amore, sono preziose proprio perché sono fugaci. La consapevolezza che nulla è eterno ci insegna a godere appieno del presente.
7. Le relazioni non devono durare per essere significative
Non esiste una durata minima per definire una relazione "di successo". Anche le relazioni brevi o finite possono essere trasformative e avere un valore duraturo.
📌 Post-it del venerdì
Single, dating, coppie e relazioni. Gli articoli della settimana per districarsi nel precariato sentimentale
Come raccontato dallo stesso Daniel Jones, l’ideatore e curatore di Modern Love, l'articolo più popolare di tutti i tempi della rubrica rimane “The 36 questions that lead to love” letto da oltre 75 milioni di persone. Il pezzo riprendeva uno studio del 1997 guidato dallo psicologo Arthur Aron e dal suo team intitolato "Creazione sperimentale di intimità interpersonale". L'obiettivo era verificare se due sconosciuti potessero costruire una connessione profonda o romantica in 45 minuti in un contesto artificiale. Durante l'esperimento, le coppie di volontari si sedevano faccia a faccia, rispondendo a 36 domande preparate da Aron, e poi si guardavano negli occhi per quattro minuti. Il Modern Love raccontava di come la scrittrice e accademica Mandy Len Catron avesse replicato l’esperimento con un collega, solo in un bar e non in una stanza vuota, e di come fosse andato effettivamente a buon fine.
Come spiega sempre Daniel Jones, tra i suoi consigli per sette modi per amare meglio c’è proprio “la vostra curiosità è più attraente dei vostri risultati.”
“La mia speranza è che la maggior parte dei lettori assorba la semplice verità che essere curiosi delle persone che si incontrano è molto più seducente che parlare dei propri successi. La lamentela più comune che sento (di gran lunga) sui primi appuntamenti sbagliati riguarda le persone che si dilungano su se stesse e non fanno domande. Quindi saltate l'autopromozione. Siate invece curiosi.” Se avete bisogno di spunti per il vostro prossimo appuntamento, ecco le 36 domande (tutte in italiano) oggetto del famoso studio.
Dating Trend: hai anche tu degli "icks"? Si tratta quelle piccole cose che ci repellono durante un appuntamento, ma che non sono gravi come i segnali d'allarme o i turn-off (ovvero ciò che spegne l’attrazione). Recentemente un sondaggio della dating app Happn ha rivelato che il 27% delle persone ha interrotto una relazione a causa di un hobby che le ha "ickate", mentre la serie Netflix Nobody Wants This ha dedicato un episodio intero a questo tema. Eppure gli "icks" spesso rivelano di più su chi li prova, in termini di insicurezze o aspettative, che su chi li provoca.
Cosa fare se non si sopportano molto gli amici del proprio partner? Un paio di consigli per cercare di navigare nel non facile equilibrio tra relazione e rispettive amicizie.
L’84% dei Millennial e della Gen Z ha dichiarato di aver vissuto questa esperienza. Non sorprende quindi che il ghosting sembri ormai un elemento strutturale degli incontri, più che un’anomalia. Eppure non tutti i tipi di ghosting sono uguali. Ma quando è ok ghostare qualcuno?
🎙️ Mixtape e altre storie
Consigli (non) richiesti su come perdere tempo la sera
Sapevi che la rubrica Modern Love è stata riadattata in una serie antologica televisiva prodotta e disponibile su Amazon Prime Video? Alcuni dei saggi più belli sono diventati degli episodi stand-alone ambientati a New York, dando vita a un fenomeno globale che ha portato la serie ad essere ambientata anche in altri Paesi e città. È solo da pochissimo, infatti, che ho scoperto sulla piattaforma l’esistenza di altri Modern Love (sempre ispirati e creati partendo dalla rubrica) che sto iniziando a vedere con calma. Nel mentre ti consiglio, se già non l’hai fatto, di recuperare le due stagioni newyorkesi per piangere e sorridere ad ogni storia:
Modern Love Tokyo (con un anime tra gli episodi!)
Modern Love India con tre stagioni ambientate rispettivamente a Mumbai, Chennai e Hyderabad
Modern Love col tempo è diventato anche un podcast, con moltissimi attori che hanno prestato la loro voce nel leggere alcuni dei saggi pubblicati o personalità che commentano temi legati all’amore e alle relazioni.
Qualche settimana fa Andrew Garfield, in pieno tour promozionale per il suo ultimo film We Live In Time (che mi sembra parecchio bello), è stato ospite della rubrica del NYT e nel mentre della registrazione si è profondamente commosso durante la lettura di questo Modern Love. Alla domanda della giornalista di cosa l’avesse colpito così tanto ha risposto: “I don’t know but I feel this man’s writing, and feels for all of us it feels like he’s tapping into something so universal” spiegando che è per questo che l’arte è così importante, perché ci porta in posti dove non possiamo andare in altri modi. Esattamente come mi sento io ogni volta che leggo questa rubrica.
Ps. il Modern Love letto da Andrew Garfield racconta la storia di Chris Huntington e del consiglio che gli diede un carcerato, rinchiuso nella prigione dove insegnava, sul senso del tempo mentre si ama, si perde e si vive.
In our family, we talk about our days and recount our “best part” and “worst part” at dinnertime. Last week, I was reading a bedtime story with my son and was distracted by the laptop and work waiting on my desk, but I turned to him and said, “We forgot ‘best part, worst part.’ What was the best part of your day?”
He pushed his chin into my shoulder and said: “This is, Daddy. This is.”
I felt a complete fool. I had to close my eyes for a moment. […]
“When the battery in my watch died, I still wore it. There was something about the watch that said: It doesn’t matter what time it is. Think in months. Years. Someone loves you. Where are you going? There are some things you will never do. It doesn’t matter. There is no rush. Be the best prisoner you can be.”
E come ha scritto Daniel Jones, l’ideatore di Modern Love, al termine della lettura di questo saggio: “La prima volta che lessi quella frase mi vennero le lacrime agli occhi e non dimenticai mai la lezione: essere presente nel momento. Smettete di pensare al futuro o al passato, a ciò che può o non può accadere, e mettete via il telefono. Se un bambino in grembo vi chiede qual è la parte migliore della vostra giornata, rispondete: “Questa”.
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