Questa è It’s Friday I’m (not) in love, una newsletter settimanale per cuori precari ma non disperati che arriva ogni domenica mattina. Se ti piacerà, clicca sul cuore, commenta o inviala ad altri potenziali (e non) cuori allo sbando. Oppure puoi offrirmi un caffè e supportare il mio lavoro. Grazie!
E ora, come sempre, schiaccia play e… buona lettura.
Ieri, mentre acquistavo gli ultimi regali, mi sono ritrovata a chiacchierare con uno dei commercianti del mercato dove vado sempre. Ho sentito un accento familiare così gli ho chiesto di dove fosse.
“Della città più bella della Sicilia… Catania.”
“Sa mia sorella è nata lì, ci abbiamo vissuto alcuni anni. Ho fatto la prima e seconda elementare in quella scuola.” “Ah ma è la stessa di mia nipote!”
Per poi chiedermi se tornassi a casa per Natale. “Si. A Roma. Torno a casa”.
Non capiva tutti i giri di città dei miei primi trent’anni, che a riassumerli in effetti non è sempre facilissimo, e ridendo mi ha chiesto se mai resterò a Milano. “Non lo so, la vita è imprevedibile, nel dubbio sto cercando casa”. “Mah, non so, insomma siete dei nomadi in famiglia. Credo resterai tale.”
In questi giorni tante volte mi sono trovata a ripetere “torno a casa”. Ma un posto che, a onor del vero, vedi una volta l’anno puoi davvero considerarla tale? Ognuno ha una sua concezione di casa e di quello che si aspetta da quel posto. Quindi, alla fine, casa cos’è? Quante case, emotivamente parlando, si possono davvero avere?
Vale forse la regola aurea di Gabriel Garcia Marquez per il quale “Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello”?
Di quante case siamo innamorati allo stesso tempo e con la stessa intensità?
Dal mio nomadismo familiare ho imparato la capacità di innamorarmi di ogni luogo, di sentirmi a casa ovunque, di trattare ogni luogo con la stessa cura. Ancora oggi non c’è posto in cui io non senta di poter appartenere. Ed è questa capacità di adattamento che mi ha permesso di lanciarmi in tante scelte complesse, anche professionali.
Si ama davvero ogni luogo allo stesso modo però? Sarebbe ingenuo pensare davvero questo. Forse, quindi, è giusto dire di avere molte case ma ognuna è legata a una corda emotiva diversa, con un suono emesso che è perfettamente distinguibile e unico. Ogni casa è casa a sé. Così ogni persona che incontriamo. Ma è in ogni casa in cui vivo e ho vissuto che ho incontrato una parte di me, ognuna necessaria a modo suo.
Così a Natale torno a casa. È quella dell’adolescenza, delle mille scale per arrivare nel mio letto, quella che quando sei troppo sola senti un silenzio e un eco assordante. Ma è quella dove ogni anno due persone e un gatto mi aspettano sulla soglia, come se non me ne fossi mai davvero andata. Ed è una sensazione che solo chi torna può davvero capire. E alla gioia dell’arrivo segue poi il magone del ritorno dove gli sguardi sulla soglia di casa sono diversi, pur nella loro tenerezza, e le parole si fermano in gola perché non si può trattenere nessuno in questa vita e in un luogo, men che meno i propri figli. Ed è giusto così.
Il Natale mi ricorda, quindi, che saper tornare è importante tanto quanto andare via, che non sono due azioni discordanti ma la naturale prosecuzione l’una dell’altra. Mi ricorda che i luoghi cambiano insieme a noi ma che solo le nostre case mantengono inalterata quella capacità di un tempo che sa essere immutabile e fermo. Lì c’è ancora spazio per fermarci e ricordarci passato, presente e sogni futuri esattamente come i fantasmi natalizi di dickensiana memoria.
A Natale torno a casa. Perché è chi mi aspetta lì che dà un senso a questa parola. Le case siamo noi, tutti nomadi a modo nostro, uniti dalla stessa frase: “Si Mà, a Natale torno, preparami qualcosa di buono.”
#ItsFridayImNotInLove
Ps. prossima domenica è Natale quindi non posso che augurarti in anticipo buone feste! Questa newsletter si prende una settimana di pausa, per mettere al centro tutto quello che vuol dire “tornare a casa”. Grazie come sempre per il tempo le dedichi, stacca anche tu e goditi casa tua, qualunque cosa significhi per te.
Buon Natale!
💌 Modern Love
Dalla rubrica settimanale del New York Times “Modern Love” (da cui è tratta la serie disponibile su Amazon Prime)
Prosegue la serie di Modern Love che affrontano il complicato tema del rapporto tra soldi e relazione. In questo nuovo episodio lo scrittore David Yoon racconta splendidamente (e non senza una piccola lacrima finale) come abbia imparato a spendere soldi per la propria relazione e per tutti quei piccoli o grandi gesti d’amore. E di come, a sua volta, anche i suoi genitori emigrati coreani negli Stati Uniti, abbiano cambiato opinione e approccio riguardo al tema, segno di come si possa trovare una nuova dimensione e un diverso equilibrio a qualunque età.
“Il romanticismo, ho imparato, non è semplicemente una cosa per cui spendere soldi. È la cosa per cui spendere soldi perché è ciò che conta di più in assoluto. Il resto, alla fine, sono solo spese.”
📌 Post-it del venerdì
Single, dating, coppie e relazioni. Gli articoli della settimana per districarsi nel precariato sentimentale
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Quali sono i pro e i contro dell’innamorarsi di un amico? Un paio di riflessioni e consigli da chi ci è passato, di come è andata (o non è andata) a finire.
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Ed ecco un altro trend del momento ma legato alla fine di un rapporto. Si tratta del quiet breaking, ovvero l'atto di porre fine a una relazione in modo così discreto che quasi nessuno se ne accorge. Perché sta diventando sempre più frequente?
🎙️ Mixtape e altre storie
Consigli (non) richiesti per sembrare degli alternativi consumati
La fine dell’anno è dietro l’angolo così come le cene infinite delle feste e la ricerca di argomenti di cui parlare. Qui un bel compendio con tutti quelli che sono stati nel 2023:
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