It's Friday I'm (not) in love - Issue #203
Di duri che non saremo e di destinazioni che contano.
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E ora, come sempre, schiaccia play e… buona lettura.
Ancor più che il suo brano Volevo essere un duro (non il mio preferito del festival, lo ammetto) di Lucio Corsi mi ha colpito un’intervista su Repubblica in cui afferma: “Per il lavoro che faccio, posso solo ringraziare i miei genitori per come mi hanno cresciuto. Con la sicurezza che non si debba per forza eccellere: si può vivere anche facendo la propria parte, provando tante strade, mollando tutto e reinventandosi una vita”.
È arrivato in sordina, è stato l’underdog di questo Sanremo, e ne esce da assoluto vincitore seppur senza trofeo. Una sorta di marziano musicale che ci ha ricordato il tema sempre attuale, ma di questi tempi mai seriamente affrontato, della normalità.
“Io volevo essere un duro
Però non sono nessuno
Non sono altro che Lucio.”
La sua canzone è quindi un inno a liberarci da tutti quei costrutti mentali con cui siamo cresciuti o che ci siamo autoimposti negli anni. Abbandonare l’ideale di persona che desideravamo essere per abbracciare la nostra unicità, pur nella nostra normalità. Scendere a compromessi con noi stessi, accettando il fatto che non sempre si diventa quel che si voleva e non per questo bisogna viverlo come un fallimento.
Che se mi fermo a pensarci su anche solo un attimo, mi rendo conto di quante volte mi sono sentita amareggiata per non essere diventata la versione di me stessa che pensavo fosse la migliore possibile. O anche solo per non aver raggiunto quella che a vent’anni consideravo la vita perfetta. Accettare, quindi, che l’idea di realizzazione personale cambia costantemente in base alle fasi e ai momenti della vita in cui ci troviamo.
E che a volte bisogna lasciare andare via i sogni di un tempo passato per poter davvero trovare qualcosa che possa renderci concretamente felici. Imparare, per l’appunto, a mollare. Che non è un segno di sconfitta o debolezza, ma di maturità e di coraggio. Perché lasciare andare via (sogni, aspettative, persone, emozioni) è tremendamente difficile e complesso. Significa anche accettare di sentirsi un po’ più soli e fragili.
“Ma non ho mai perso tempo
È lui che mi ha lasciato indietro.”
E, soprattutto, non rincorrere il tempo pensando di dover recuperare, ma imparare a conoscere il nostro ritmo per (ri)scoprirci di nuovo. Non siamo altro che noi stessi, persone normali senza velleità di dovere per forza primeggiare sempre in ogni momento della vita.
Ma soprattutto accettare che i piani possono cambiare, che ci sono traiettorie non prevedibili, che quello che pensavamo fosse perfetto per noi forse non in fondo non lo era realmente. Liberarci dell’ideale che volevamo a tutti i costi raggiungere e iniziare ad amarci di più per quello che siamo. Difetti, storture e complessità non sempre facili da raccontare e far accettare al prossimo.
So bene che sia uno dei leitmotiv più noti e abusati di sempre, ma forse è vero che i primi ad amarci dobbiamo essere noi stessi. Imparare a coltivare il senso della meraviglia e della tenerezza nei nostri confronti. Lasciarci stupire dalle nostre stesse scelte o comportamenti, provare a seguire la corrente ma senza necessariamente controllarla in ogni momento.
Io non volevo essere una dura. Ma volevo essere realizzata. In che modo? Non lo so. O forse sì. Come ho sempre pensato dovesse esserlo una persona nelle sue varie fasi, ovvero raggiungendo traguardi canonici con il giusto sforzo ma senza perdere mai lo slancio e l’entusiasmo. E invece, oggi, sono spesso stanca, confusa e senza un’idea chiara di dove mi stia dirigendo.
Ma sento di essere comunque in movimento, seppur alla mia personale velocità.
Il tempo mi ha lasciato indubbiamente indietro. Ma è un tempo dettato dagli altri, un tempo esterno ed estraneo da me. Al contrario, sento di star comunque proseguendo, seppur per tentativi. Da piccoli e adolescenti ci insegnano che esiste un’unica via, spesso dritta e in salita, ma che non puoi sbagliarla. Non puoi perderti. Invece poi, all’improvviso, non vieni dal vento rapito bensì ti ritrovi in un groviglio di emozioni e situazioni inaspettate.
Perché questa è la vita alla fine. Un’insieme di eventi che affronti come puoi, corazzata il giusto cercando di farti strada. Senza la presunzione di imbroccare l’uscita al primo tentativo, ma accettando il fatto che sta a noi ritrovare l’orientamento in assenza di qualunque indicazione. E che la sfida vera, come diceva Lucio Corsi, è reinventarci ogni qual volta ne sentiremo la necessità.
Che sia costruire anche solo una semplice strada sterrata ma che ci conduca laddove sentiamo di dovere e voler andare. Non per restare fedeli all’idea che ci siamo fatti di noi stessi ma per avvicinarci proprio alla nostra più intima essenza.
Potrebbe essere sicuramente un viaggio lungo, ma non c’è fretta. Se ci pensi il tempo ci ha già lasciato indietro. E del resto, come insegna il film The Brutalist, “non importa quello che gli altri cercano di venderti, è la destinazione, non il viaggio” quello che conta davvero.
#ItsFridayImNotInLove
💌 Modern Love
Dalla rubrica settimanale del New York Times “Modern Love” (da cui è tratta la serie disponibile su Amazon Prime)
C’è un tempo per ogni cosa. Anche per scoprire e poi raccontare la propria storia. Come quella di questo Modern Love di Marit Fischer, in cui ricorda come ha ritrovato la sua madre naturale dopo cinquant’anni e il loro rapporto durante i suoi ultimi giorni. Ci si commuove moltissimo, ma è un ottimo promemoria di come nella vita sia sempre meglio vivere di rimorsi che di rimpianti. E questa storia ne è un perfetto esempio.
“Tell her I’m coming,” I said. “She will wait for me.”
📌 Post-it del venerdì
Single, dating, coppie e relazioni. Gli articoli della settimana per districarsi nel precariato sentimentale
Dating trend: quali saranno le principali tendenze del 2025? Tra le varie app di dating menzionate nel pezzo, Tinder ne individua in particolare modo alcune tra cui Loud Looking e Kiss-met.
L’autrice riflette sulla pressione culturale e sociale di trovare un partner prima dei 30. E di come nonostante abbia vissuto esperienze comuni a tanti, come andare all'università e uscire con amici, non ha mai avuto una relazione.
Sempre più persone intraprendono relazioni sentimentali non ben definite, ma cosa succede nel giorno di San Valentino quando ti ritrovi in una situationship?
La narrativa intorno all’essere single è spesso bianca o nera. Esistono invece tantissime sfumature nel mezzo, così come emozioni e stati d’animo che cambiano di volta in volta. E sono tutti sempre validi, soprattutto in occasione di giornate tipo San Valentino.
🎙️ Mixtape e altre storie
Consigli (non) richiesti su come perdere tempo la sera
Mi sono regalata una matinée al cinema per godermi al meglio quest’opera mastodontica di tre ore e mezza. Il viaggio epico di un anti eroe per esorcizzare il dolore e ritrovarsi. L’architettura e soprattutto il brutalismo come metafora di “qualcosa che le persone non comprendono e quindi vogliono abbattere ed eradicare” come dichiarato dal regista Brady Corbet. E soprattutto quella anti retorica finale: “Non lasciarti ingannare da nessuno, Zsofia, non importa quello che gli altri cercano di venderti, è la destinazione, non il viaggio”. Da vedere assolutamente al cinema, anche solo per apprezzare la pellicola in 70mm.
Se mi chiedi cosa mi resterà di questo Festival di Sanremo, non posso che dirti questo duetto splendido. Amo Gino Paoli da sempre e questa interpretazione a due voci, intima e soffusa, è stata davvero da annali della kermesse musicale. In questo fine settimana “d’amore” penso sia la dedica più bella da fare (e ricevere).
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E a continuare ad scoltarla, la canzone di Joan Thiele mi sembra sempre più piena, più bella. L'avrei messa sul podio, mi sa.
Il duetto più bello, più intenso, più riuscito (e non sapevo che Joan Thiele e Frah Quintale fossero tutt'e due di Brescia).