Questa è It’s Friday I’m (not) in love, una newsletter settimanale per cuori precari ma non disperati che arriva ogni domenica mattina. Se ti piacerà, clicca sul cuore, commenta o inviala ad altri potenziali (e non) cuori allo sbando. Oppure puoi offrirmi un caffè e supportare il mio lavoro. Grazie!
E ora, come sempre, schiaccia play e… buona lettura.
“Pizza fredda e birra calda, tutto alla rovescia. Tutto alla rovescia, come nella vita. Quale vita, poi… Pillole per addormentarsi, pillole per svegliarsi, pillole per stare su, per stare giù, per non ingrassare, per non rimanere incinta… Sai che dovrebbero inventare delle pillole per non prendere più pillole? Beato te che ridi. Perché non smetto, dici? Potrei anche smettere, solo che dopo mi prende la malinconia. Tu lo sai che cos’è la malinconia? No? È una cosa che ti svegli la mattina e non vuoi e non fai niente, e la sera te ne torni a letto e non è successo proprio niente. Bello, no?”
Tutte le volte che do un morso a una pizza fredda ripeto sempre meccanicamente questa frase di Tea Guerrazzi, una bellissima Eleonora Giorgi in cerca di uomini ricchi in Sapore di mare 2. E in questi giorni, che è venuta a mancare, non ho potuto fare a meno di ripensarci nuovamente.
Perché in quella scena, nella sua semplicità, condensa una delle verità più antiche di sempre: non sempre le cose vanno come credi. Che sia anche solo ritrovarti su una spiaggia con giovane Massimo Ciavarro (Fulvio) ad ammettere che daresti di tutto, anche dieci anni di vita, per innamorarti almeno una volta.
Il tutto spiegato con ironia, una sera d’estate, illudendo schiere di adolescenti che quella stessa felicità si possa comunque trovare seppure, come nel caso di Tea e Fulvio, solo diciotto anni dopo. Forse.
Tea Guerrazzi è simile per certi aspetti ad Anora, la protagonista del film di Sean Baker che la scorsa domenica ha sbancato agli Oscar. L’ho visto tardi, solo giovedì sera, incuriosita da un simile tripudio di premi e plauso della critica.
Anora come Tea, ovvero donne che hanno fatto un patto con sé stesse contro il pregiudizio degli altri. Che usano il loro corpo per non farsi sottomettere dagli uomini e che, anzi, controllano proprio in virtù di esso. Due donne che, in fondo, credono ancora al cosiddetto sogno americano, quello per il quale non conta da dove parti l’importante è dove puoi comunque arrivare. Che ognuno, in fondo, può reclamare la sua chance in questo mondo.
Anora a Brooklyn come Tea a Forte dei Marmi. E se la seconda ammette malinconicamente di aver ottenuto tutto tranne l’amore, la prima cerca di prenderselo a piene mani aggrappandosi con tutte le sue forze a quel ragazzo russo, Vanya, inutilmente.
Credo che Anora sia interessante soprattutto perché demolisce definitivamente il topos della donna Cenerentola, laddove era stato ulteriormente mitizzato ad esempio da Pretty Woman, perché ci ricorda che la nostra “salvezza” o felicità non può risiedere nelle mani di un’altra persona. Che anche se ci aggrappiamo al nostro sogno americano a volte, semplicemente, non ci sono le condizioni necessarie per riuscire a realizzarlo. Fosse anche solo perché esistono pregiudizi ancora granitici, come nel caso di Anora nei confronti delle sex worker, vittime di una costante disumanizzazione da parte del prossimo.
Diventa impossibile non empatizzare con lei, in quel finale straziante, in cui si assiste alla sua presa di coscienza di come sia stata trattata fino a quel momento da tutti, incluso quel marito dalle fattezze e dai modi così infantili in cui aveva sperato di trovare riparo e un nuovo inizio.
Anora colpisce perché ci ricorda un dolore sordo che abbiamo vissuto, una scommessa persa in partenza ma sulla quale abbiamo voluto, comunque, strenuamente puntare tutto. All in.
Ne abbiamo tutti una nel nostro curriculum sentimentale e laddove non ce ne sia traccia è solo per causa di eccesso di guardia o di difesa.
Per tutte le volte che avremmo voluto essere salvati da un’altra persona e per quelle in cui abbiamo dovuto ammettere la resa, scendendo a patti con le nostre fragilità. Ma soprattutto, per tutte le volte che non siamo stati capici di ricambiare la tenerezza del prossimo, come quella di Igor che in Anora, per me, il vero coprotagonista maschile della pellicola. Una tenerezza che atterrisce nella sua purezza così ingenua, nel suo non chiedere nulla.
Che ci ricorda Fulvio in Sapore di mare 2, che rifiuta la proposta di Tea di fare l’amore perché farlo “per solitudine fa crescere la malinconia”.
#ItsFridayImNotInLove
💌 Modern Love
Dalla rubrica settimanale del New York Times “Modern Love” (da cui è tratta la serie disponibile su Amazon Prime)
Più del Modern Love settimanale amo le sue Tiny Love Stories, inviate direttamente dai lettori (con una foto annessa) e composte da non più di 100 parole. Sono tenere, amare, dolci, devastanti. Sono storie come tante o forse ancora più belle. E questa settimana non ho potuto fare a meno di leggerla perché in una viene citata una delle parole preferite mie e del mio migliore amico: serendipità.
“Another rider joins the Lyft pool. Now I might be late for my date. “Mustafa?” the new rider asks. “Yes. Melissa?” Wait a minute, I think. I’m on my way to meet a Melissa. “Melissa?” I say. “Yes?” she replies. “It’s Erik.” She doesn’t put two and two together. Awkward silence ensues. “Oh, you’re actually going to the same place,” says Mustafa. “Really? Why are you going there?” Melissa asks. “Uh, I think I’m going on a date with you,” I say. Mustafa laughs. We join in. I feel briefly hopeful that, despite apps and algorithms, serendipity still exists. — Erik Moyer”
📌 Post-it del venerdì
Single, dating, coppie e relazioni. Gli articoli della settimana per districarsi nel precariato sentimentale
Dating trend: i Millennial si sono davvero stufati delle app di dating? La domanda torna ciclicamente in auge e osservare i numeri (in calo) registrati da Tinder&co. aiutano a trovare qualche risposta.
Fare i bagagli per superare una rottura? La piattaforma di ricerca Journo Report ha analizzato più di 80 destinazioni in tutto il mondo per stilare una classifica delle migliori città da visitare quando si ha il cuore infranto.
Sei fan dei test della personalità? L’ultimo più in voga del momento, Loveprint, assegna a ogni persona un punteggio composto da 16 combinazioni di lettere e colori, che riflettono lo stile di comunicazione, di relazione, di intimità e di vulnerabilità e dovrebbe aiutare a comprendere meglio noi stessi e come ci comportiamo nelle relazioni. Ma una domanda rimane: i test di personalità d'amore sono solo un altro modo per sovradiagnosticare le nostre relazioni?
E per chiudere con le domande della settimana: cos’è la scintilla? Forse non è sempre quella che abbiamo in mente e ricerchiamo fin dal primo appuntamento nella persona di fronte a noi.
🎙️ Mixtape e altre storie
Consigli (non) richiesti su come perdere tempo la sera
Sulla scia dei suoi 5 Oscar, tra cui quello come miglior film, ho recuperato in settimana Anora di Sean Baker. Già vincitore della Palma d’oro a Cannes, il film ha avuto il merito di riportare una fortissima attenzione sul cinema indie e sulla sua importanza. Al netto di questo, Anora è sì un bel film ma ammetto di non essere uscita dalla sala totalmente affascinata. Colpa forse di una durata eccessiva per la storia in sé che mi ha fatto calare più volte l’attenzione. Di Anora però ci porteremo dietro a lungo quel finale lacerante, totalmente in contraddizione con buona parte dello spirito del film, che ti resta addosso come un pugno nello stomaco e tante domande.
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