Questa è It’s Friday I’m (not) in love, una newsletter settimanale per cuori precari ma non disperati che arriva ogni domenica mattina. Se ti piacerà, clicca sul cuore, commenta o inviala ad altri potenziali (e non) cuori allo sbando. Oppure puoi offrirmi un caffè e supportare il mio lavoro. Grazie!
E ora, come sempre, schiaccia play e… buona lettura.
Vado a letto depresso alla semplice idea che, essendo venuto a vedere Samarcanda, non avrò d’ora innanzi più modo di sognarla.
(Tiziano Terzani, "Buonanotte, Signor Lenin")
Sono stata in Uzbekistan in questo periodo di ponti e di stop della newsletter. Un Paese che nel mio immaginario è stato per lungo tempo, sì il crocevia della Via della Seta, ma soprattutto, sempre citando Terzani, “una di quelle mete della fantasia che uno si porta in petto dall’infanzia.” E vederla rappresentava, al pari di altri luoghi mi(s)tici visitati negli ultimi anni, come il coronamento e il raggiungimento di una tappa. La meta finale che prende finalmente forma e colore dopo un lungo vagare.
Eppure, al termine di ogni viaggio o avventura (non necessariamente in un altro luogo ma anche solo inteso come esperienza personale) mi accorgo sempre di provare questo retrogusto dolce amaro che prima non riuscivo mai pienamente a descrivere.
E allora eccolo lì, messo nero su bianco, così perfettamente chiaro. Ogni luogo raggiunto diventa sì ricordo ma impone anche la rottura del sogno, di quel mitizzare che troppo spesso ammanta molte dei nostri desideri e pensieri.
Credo sia un tipo di stato d’animo che caratterizza buona parte del mio approccio ai tanti pilastri della vita, quotidiana e non. Luoghi di lavoro in cui ho avuto la fortuna di lavorare ma che una volta “scoperti” hanno perso quella loro magia iniziale; frequentazioni con persone sì desiderate ma il cui fascino è poi svanito rapidamente; luoghi immaginati ma che una volta vissuti si sono rivelati in tutta la loro terrena concretezza. E l’aurea di cui li avevo avvolti per anni totalmente dispersa nell’aria e negli scatti fotografici.
Ecco, capisco bene che un simile stato d’animo continui ad essere complesso da gestire e spiegare. È come se, il traguardo finale sia si appagante ma perda tutto quel peso emotivo di cui lo avevo caricato nel mentre del viaggio. Ingiustamente peraltro.
Commettiamo sempre l’errore di credere che ci sia perfetta aderenza tra i nostri sogni e il nostro immaginario con la realtà nuda e concreta. Un’amica diceva sempre che sono le aspettative a fregarci, nella vita privata come in quella pubblica e professionale, e che non aspettarsi nulla dovrebbe essere un po’ il mantra di questi anni complessi per evitare delusioni impreviste.
Ma Terzani, e io con lui, non parla di delusioni di aspettative non mantenute, bensì solo della fine del sogno. Quello che ti fa vibrare e muovere incessantemente alla ricerca di qualcosa che credi di conoscere e che, invece, risulta sempre essere altro ancora. E quando tocchi con mano quello che un tempo era solo nella tua mente, ti ritrovi a scontrarti, senza sconti, con una realtà spesso differente, a non poterla quindi più plasmare secondo il tuo sentire.
Che sia un luogo o una relazione, quando la incontri non puoi più immaginarla. Puoi solo abbracciare la realtà che ti si para davanti.
Credo sia uno dei più grossi limiti di quelle persone, come me, che negli anni si sono sempre definite fortemente romantiche e idealiste. Un modo molto poetico spesso per non voler scendere a compromessi con la vita e con gli altri. O per non mettersi mai davvero in gioco. Sempre immaginando il rapporto e il momento perfetto che deve ancora arrivare. Dimenticando che le relazioni (e i luoghi e le persone) sono per loro natura imperfette, non sempre “belle” in modo canonico e che, soprattutto, sono un viaggio in continua evoluzione.
Ecco perché i sogni, granitici pur nella loro immaterialità, non potranno mai davvero incontrarsi del tutto con la realtà così dinamica e in movimento. E che forse, proprio per questo, hanno maggior forza e bellezza di ogni nostro pensiero incasellato nel nostro archivio emozionale.
Dicevo, sono stata a Samarcanda ma prima l’ho sognata per anni. Ora il sogno ha lasciato posto al blu vibrante del Registan, all’odore di aneto onnipresente, ai sorrisi “dorati” delle donne uzbeke, ai colori degli abiti locali, ai pesanti contrasti urbanistici. Al restauro onnipresente dei suoi luoghi iconici, trascinandoti in un continuo domandarti quanto di vero e falso ci sia davanti ai tuoi occhi.
Ho capito però che nessun luogo è mai davvero lontano. Lo cantava anche qualcuno.
Ciò che resta davvero distante e inaccessibile è il nostro passato e i ricordi lontani che ti travolgono all’improvviso. Come quando visitando un mausoleo mi sono unita per un momento a un gruppo di italiani e tra questi c’erano una coppia di nonni con due nipotini in vacanza. Ho pensato ai miei di nonni, a tutti i viaggi che ho sognato con loro e che non abbiamo avuto modo e tempo di fare. Alla fatica di partire e alla gioia di arrivare insieme che non abbiamo provato.
O agli aquiloni che costruivamo e facevamo volare in spiaggia d’estate. Colorati e indomiti come quello che ho incrociato su una delle vie pedonali di Samarcanda. Anche lì un uomo anziano lo stava guidando nei cieli insieme al nipotino.
Aquiloni non ne faccio volare più da tempo. Restano nei miei ricordi più belli, quelli che, complice l’indulgenza del tempo che passa e che conserva solo i momenti migliori, diventano quasi onirici.
Ricordi che continuiamo a sognare e che ci ricordano cosa davvero conti nella vita. Più che partire o tornare, sapersi fermare e poi imparare ad andare avanti.
#ItsFridayImNotInLove
💌 Modern Love
Dalla rubrica settimanale del New York Times “Modern Love” (da cui è tratta la serie disponibile su Amazon Prime)
Non leggevo un Modern Love così perfettamente adattabile a un film da diverso tempo. Tra amori nati dietro un bancone e bollette da pagare, una storia vera che intreccia romanticismo, precarietà economica e crescita personale. Cosa resta quando l’amore non basta più? Prova a raccontarlo la scrittrice Emily Everett ricordando che a volte conta solo lasciare andare e ascoltare (e ascoltarsi) di più.
“We would never have survived those lean years, broke as we were, without loving each other deeply. But if our paycheck-to-paycheck life needed love to make it livable, I also wonder if the reverse was true: Did our relationship benefit from the constant teamwork required to make it work? We couldn’t afford to live without each other, and, in a way, that bonded us.”
📌 Post-it del venerdì
Single, dating, coppie e relazioni. Gli articoli della settimana per districarsi nel precariato sentimentale
Dating Trend: secondo un recente sondaggio di Bumble, sta sbocciando un nuovo modo di vivere gli appuntamenti — più libero, leggero e fuori dagli schemi. Si chiama wildflowering ed è il trend che sta rivoluzionando il dating di primavera.
Cosa succede quando una frequentazione non porta a una relazione, ma nemmeno si chiude del tutto? Trasformare un ex quasi-fidanzato in un amico potrebbe avere più senso di quanto pensiamo — e cosa serve davvero per far funzionare questo rapporto.
Chi soffre di più dopo una rottura? Le apparenze ingannano: nuove ricerche mostrano che uomini e donne reagiscono in modo sorprendentemente diverso — e i motivi vanno ben oltre gli stereotipi.
Il cringe è parte del dating. E va bene così. Siamo ossessionati dall’idea di sembrare perfetti, soprattutto quando usciamo con qualcuno per la prima volta. Ma secondo la sexologist Myisha Battle, i momenti imbarazzanti non sono da evitare: sono spesso quelli che creano vera connessione.
🎙️ Mixtape e altre storie
Consigli (non) richiesti su come perdere tempo la sera
Per qualche strano algoritmo, il mio feed di Instagram mi sta proponendo diverse interviste e clip di Michelle Williams in cui racconta la sua ultima miniserie e che scopro solo adesso. Uscita a inizio aprile, e disponibile su Disney+, Dying for Sex è la storia (vera) di Molly Kochan, malata di cancro, che, prima di morire, decide che è disposta a tutto pur di fare una cosa che non è mai riuscita a fare: avere un orgasmo con un'altra persona. Come sempre, questo non è un consiglio ma soprattutto un promemoria per me, perché sono davvero curiosissima di vederla visto che, sembrerebbe essere dramedy originale, coraggiosa per come ribalta i cliché legati alle malattie terminali, toccante per come celebra l’amicizia e la sorellanza e per un cast di alto livello (oltre alla Williams troviamo Sissy Spacek e Jenny Slater) e ha riscosso un ottimo successo di critica.
📩 Per sostenere la newsletter puoi…
invitare amici, colleghi, parenti ed ex (soprattutto gli ex) inoltrando la newsletter o il link per l’iscrizione
condividere la puntata sui social e taggarmi su Instagram o Facebook
oppure puoi offrirmi un caffè e supportare il mio lavoro
infine, se questa newsletter ti è piaciuta, su Newsletterati ne trovi altre belle!