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E ora, come sempre, schiaccia play e… buona lettura.
Quanto restiamo aggrappati al concetto di “tipo ideale”? Quante occasioni abbiamo perso - o nemmeno mai afferrato - solo perché convinti che quella persona non fosse “adatta” a noi? Solo perché si discostava da quell’immagine che, per anni, abbiamo nutrito nel nostro inconscio: l’ideale di chi dovrebbe starci accanto.
Recentemente mi è successo di affrontare il tema con due amiche diverse. Entrambe raccontavano, da prospettive diverse, una storia pressoché simile: l’importanza di andare oltre le nostre convinzioni provando a conoscere persone che sulla carta risultano, chi per un motivo chi per un altro, lontanissime dal nostro prototipo ideale.
La prima rifletteva su due frequentazioni del passato e che, in entrambi i casi, aveva deciso di interromperle perché non corrispondevano alla sua idea di partner adatto. Il primo aveva un figlio, e lei non si sentiva pronta ad affrontare una situazione familiare di questo tipo. Il secondo, invece, non la attraeva fisicamente quanto avrebbe voluto.
“Oggi mi rendo conto che mi comporterei diversamente” ha detto, sottolineando come non abbia mancato nel tempo di chiedersi come sarebbe andata a finire se si fosse comportata diversamente. Se avesse messo da parte la lista delle caratteristiche da completare, per provare a dare una chance a chi aveva di fronte.
L’altra amica, al contrario, ha fatto esattamente questo. Frequenta da mesi una persona che - parole sue - “se mi fosse passato accanto per strada non lo avrei neanche notato.” Diverso esteticamente dai suoi ex, diverso nel modo di porsi. Eppure è stato proprio quel “diverso” a colpirla, convincendola a continuare.
Mi fa riflettere. Perché la verità è che anch’io, quando penso a una potenziale relazione, faccio subito l’elenco mentale dei miei paletti. O meglio, una serie di elementi in mancanza dei quali non credo di poter essere attratta realmente da una persona.
Non mi è mai capitato, ad esempio, di conoscere qualcuno con figli, ma so già che farei fatica a vedere quella persona come un possibile partner. Perché l’idea di entrare in una dinamica familiare già esistente mi mette in difficoltà.
Così come credo fortemente che l’aspetto estetico sia, per quanto mi riguarda, una prerogativa importante. Che, bada bene, non intendo una bellezza canonica e universale, quanto un fascino o comunque un’estetica che incontri il mio di gusto. La persona di fronte a me deve piacermi, devo sentire l’attrazione e il buon vecchio friccicorio. A chi ripete, tipo mantra, che conta che qualcuno ti sappia far ridere rispondo sempre che in quello sono bravissima già da sola. E che le risate non bastano se non c’è anche una determinata chimica.
La vita, certo, sa essere imprevedibile. Ma questa retorica del “l’aspetto non conta” non mi ha mai convinta. E non perché la componente fisica sia tutto, ma perché per me è parte integrante della relazione. Senza, sul lungo periodo, credo che concorra a creare un senso di mancanza che potrebbe poi danneggiare il rapporto. Insomma, non è un corollario ma una delle fondamenta stessa di un rapporto.
Riuscirò mai ad andare oltre miei determinati bias? Non saprei, ma è chiaro che un percorso di evoluzione e maturità relazionale prevede anche quella capacità di mettere maggiormente a fuoco quello che realmente conta per noi. Potrei quindi ritornare qui tra un anno, forte di esperienze diverse, e scriverti di come mi sia ricreduta su molte delle mie sovrastrutture che proietto nei confronti di un potenziale partner.
Chi non cambia del resto non conoscerà mai il piacere di ricredersi e meravigliarsi di quanto lontano si possa arrivare se si decide di cambiare rotta dalla strada che si è sempre seguita.
Scrive bene l’autrice di questo articolo che racconta infatti come approcciarsi al dating se si tende ad avere un tipo ideale (se non rigido):
“Passiamo così tanto tempo a compilare questi lunghi elenchi di cose non negoziabili che qualsiasi trattativa può finire per sembrare un tradimento o un accontentarsi. Ma non deve essere così. Essere meno critici e avere meno preoccupazioni superficiali non significa abbassare i propri standard. È solo uno spostamento laterale dei gusti e delle tipologie, un segno di crescita e di curiosità, non di rinuncia o di accettazione di meno di quanto si meriti.”
È chiaro, quindi, di come sia perfettamente conscia che più caratteristiche mi impongo debba avere l’altra persona, più mi precludo l’opportunità di conoscere persone differenti e - per questo - forse più imprevedibili. Perché non facilmente incasellabili in scene già viste e riviste. Ma sono anche consapevole di come sia difficile scrollarsi di dosso determinate idee a cui ci si è aggrappati per anni.
Mi sento superficiale a parlarne in questi termini? Sì, spesso.
Ho mai incontrato qualcuno per cui valesse la pena stravolgere tutto? No, mai.
Invidio chi ci riesce. Chi, per la persona giusta, trova il coraggio di buttare via ogni pretesa, ogni aspettativa, e si lascia andare. Chi osa, anche se non tutto torna.
Capita spesso? Probabilmente no. Ed è per questo che storie così mi incuriosiscono sempre. Perché mi confermano di quanto sia spesso chiusa io nei miei preconcetti e schemi mentali tanto da restarne incastrata. Come un labirinto di cui non trovi l’uscita, nella maggior parte dei casi perché quello stesso labirinto lo hai costruito tu pietra dopo pietra.
Un modo come un altro per mantenere alti determinati muri di difesa, perché spesso è più facile convincersi che quella persona “non sia il tipo ideale” piuttosto che ammettere che ci si stava semplicemente proteggendo.
Che poteva andare diversamente se solo per una volta lo avessimo voluto realmente.
#ItsFridayImNotInLove
💌 Modern Love
Dalla rubrica settimanale del New York Times “Modern Love” (da cui è tratta la serie disponibile su Amazon Prime)
Nel mese del Pride, un Modern Love speciale celebra i 10 anni dalla storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, Obergefell v. Hodges, che ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Con una firma, la vita di migliaia di persone LGBTQ+ è cambiata radicalmente. In Modern Love, uomini e donne di ogni età raccontano cosa ha significato, davvero, avere finalmente il diritto di sposarsi. Storie intime, commoventi e potenti che parlano di libertà, amore e dignità.
“New York City - Michael Rucker
Obergefell aroused our conflicting views on gay marriage. I harbored romantic fantasies. John remained adamantly opposed: Why mess with our happy 15-year relationship? Ultimately, bureaucracy brought us to the altar. After John was diagnosed with incurable cancer, I convinced him to get a quick City Hall marriage to mitigate any legal complications.
Days later, John entered the hospital. At every turn, someone asked, “Who’s the next of kin?” The look of adoration in John’s eyes whenever I answered, “I am,” proved he was as overjoyed as I was. Our 15-month marriage was the pinnacle of our relationship despite much of it being spent at Memorial Sloan Kettering.
I’m no longer married. But I’m not “single.” I’m a widower. And I am immensely grateful the Supreme Court made that distinction possible.”
📌 Post-it del venerdì
Single, dating, coppie e relazioni. Gli articoli della settimana per districarsi nel precariato sentimentale
Dating trend: Le app di incontri sono ancora vive? A quanto pare, sempre meno. In un’epoca in cui la Gen Z cerca connessioni più autentiche e i dati segnalano un calo di utenti, cinque Millennial raccontano la loro esperienza con Tinder, Hinge & co. Tra ghosting, algoritmi stanchi e nuovi bisogni relazionali, un ritratto disilluso (ma onesto) dell’amore nell’era digitale.
Sempre più persone scelgono di prendersi una pausa dal sesso: lo fa già un americano su quattro, secondo una nuova ricerca. Tra burnout da dating, voglia di intimità emotiva e disillusione romantica, il celibato volontario diventa una forma di benessere (e protesta).
Zohran Mamdani, 33 anni, ha vinto le primarie dem per diventare sindaco di New York. 33 anni, filo-palestinese, musulmano, nato in Uganda da genitori indiani, è anche il primo candidato a portare Hinge in Campidoglio: ha conosciuto sua moglie Rama proprio lì. Swipe, politica e amore ai tempi delle app. E il loro album di nozze è pazzesco.
Quanto tempo ci vuole davvero per dimenticare un ex? Uno studio ha provato a dare una risposta precisa — e potrebbe sorprenderti. Tra ricordi, legami emotivi che resistono e canzoni che fanno ancora male, il tempo necessario è più lungo di quanto immagini. Ma forse è anche un sollievo.
🎙️ Mixtape e altre storie
Consigli (non) richiesti su come perdere tempo la sera
È un periodo che sono particolarmente stanca e con pochi stimoli. Ecco perché è in questi momenti che ritorno sempre dai k-drama. Per avere un diversivo serale carino, leggero e delicato (e con un finale dopo una stagione). Lei ho scoperto essere del 2022 ma Netflix Italia credo l’abbia proposta solo ora. In ogni caso si chiama Previsioni d’amore ed è in italiano per la gioia di chi non apprezza il coreano sottotitolato. Mi sta dando diversi spunti di riflessione e apprezzo molto il paragone tra la meteorologia e le relazioni. Ne riparliamo meglio appena la finisco.
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