Come sempre prima della lettura schiaccia play e… buona lettura.
"Io mica aspetto un treno che passò anni fa" cantava un tempo Fabri Fibra. E forse mai frase potrebbe essere promemoria più adatto per l'inizio di settembre, considerato ormai alla stregua del Capodanno per la quantità di buoni propositi che anno dopo anno cerchiamo di riesumare da vecchie liste con la speranza, vana, di riuscire per una volta a metterli in pratica. Eppure basterebbe averne solo uno ben chiaro e preciso, conservarlo in tasca e provare così a portarcelo sempre con noi tra stagioni che passano e cambi d'armadio.
Ricominciare, ripartire, rinnovarsi, ritrovarsi. È questo che si legge nella maggioranza dei post/articoli/commenti che spuntano ogni anno il 1 di settembre. E tu che ti senti quasi in difetto se non partecipi a tale ondata di entusiasmo collettivo: il primo allenamento da immortalare in qualche story, la prima insalata con spinacino bio e quinoa con un tocco di salsa ponzu, perché detox si ma sempre con stile, da fotografare. Settembre forse non sempre tira fuori il nostro lato migliore, ma quello più salutare si. Almeno per la prima settimana. Costante o meno che sia, la liturgia settembrina se prima appariva affascinante nella sua timida positività, oggi sembra quasi una tappa obbligata dell'anno. Poi c'è chi arranca e si ritrova ingabbiato in una strana nostalgia, fermo in una piccola stazione dispersa nel mezzo del nulla sotto il sole cocente ad attenderlo ancora quel treno di cui sopra.
Settembre in verità non mi è mai sembrato un mese da nuovi inizi in quarta, ma più un momento di flebile nostalgia mista ad attesa. Voglio dire, settembre è sempre stato quel momento in cui raccoglievi i cocci degli amori estivi di turno, quelli che credevi infrangibili ed eterni salvo poi accorgersi del contrario. È il mese in cui quella promessa di nome estate si perde definitivamente tra i mille buoni propositi che a volte facciamo solo per sentirne meno l'amaro in bocca.
Quest'anno non ho fatto alcuna lista, nessun promemoria per l'autunno che sarà. Quindi non ricominciare ma cominciare, non ritrovarsi ma trovarsi. Già questi sarebbero dei validi spunti da perseguire. In fondo anche se molti non lo dicono, siamo un po' tutti ancora fermi in attesa in quella stazione. Si attende l'arrivo di qualcuno, di una relazione, di un nuovo lavoro, di un cambiamento. Altre volte si attende sé stessi e si attende che la nostalgia passi. Inconsapevoli che tra un anno tornerà a bussare alla nostra fermata.
Come scriveva in una delle sue poesie più celebri Patrizia Cavalli:
"A me è maggio che mi rovina
e anche settembre, queste due sentinelle
dell'estate: promessa e nostalgia."
E nel mentre va bene comunque redigere liste di buoni propositi, se questo effettivamente ci fa sentire bene e appagati. Diete, attività fisica, scale al posto dell'ascensore, bicicletta invece dell'auto, no alcol si spremute bio, e si finalmente a quel profilo su Tinder (non parlo di me, non ancora almeno). Qualunque sia la scelta che faremo che sia comunque una presa di posizione che implica un movimento, un'azione, uno spostamento. Qualunque cosa ci faccia dimenticare per un po' le ore perse su una panchina in attesa di un treno in ritardo o forse mai davvero passato.
E che forse continuiamo ad attendere ancora, in quest'aria frizzante di fine estate perché in fondo per una volta vorremmo sentirci come la Penny Lane del film Almost Famous che alla fine, disillusa e in partenza per il Marocco, riceve l'ultima telefonata che meno si aspettava: "Questa volta sono io a venire da te." Ma alla fine, per fortuna, decide di non attendere più e finisce per partire da sola.
Buona partenza.
#ItsFridayImNotInLove
💌 Modern Love
Dalla rubrica settimanale del New York Times “Modern Love” (da cui è tratta la serie disponibile su Amazon Prime)
Settembre è quel mese in cui in qualche modo cerchiamo di sbarazzarci delle illusioni e nostalgie estive per cercare di metterci alla prova. È quello che fa Lavinia Spalding, scrittrice americana che in questo bellissimo saggio di Modern Love racconta come sia stato necessario liberarsi di alcune sue illusioni romantiche per costruire una vera relazione. A partire dal rigetto delle app di dating, ma soprattutto dall'idea preconfezionata della persona ideale che vorremmo, possibilmente conosciuta "per caso". "Cosa cerchi in una relazione?" si chiede. "Destino, caso, fatalità" spiega. "È chiedere tanto?" Eppure alcune volte bisogna per davvero lasciar andare quello che crediamo essere giusto per noi per cercare di afferrare qualcosa che possa valere di più. Tipo essere felici in modo imperfetto ma per davvero. Assolutamente da leggere.
"It has taken me too long to understand that compatibility defies algorithms, and that kismet is less about fateful encounters and favorite books than it is about finding someone who’s eager to face his fears — and make coffee he doesn’t even drink — just to be with me."
📌 Post-it del venerdì
Single, dating, coppie e relazioni. Gli articoli della settimana per districarsi nel precariato sentimentale
Cosa succede quando incontri nuovamente, come cantava Katy Perry ben prima di conoscere Orlando, "the one that got way" (in soldoni il tipo che s'è andato dall'oggi al domani)? Lo racconta, e infonde un bel po' di positività, la scrittrice Jenny Oliver in questo pezzo. "I finally understood that the image of him in my head was a fantasy."
Una giungla di poliamori è lo specchio della nostra società secondo Judith Duportail, giovane giornalista francese e autrice di Dating Fatigue. "Cosa si intende per dating fatigue? "È la nuova solitudine ultramoderna: la malinconia che si prova quando si va a un appuntamento dopo l'altro, si parla sulle app di incontri e si sente, palpabile, l'impossibilità di comunicare con l'altro, l'impossibilità di connettersi a livello umano".
Un pezzo che può essere uno stimolo o un buon promemoria. E che racconta una piccola, grande verità: c'è gente lì fuori a cui piace essere single. Per davvero. "Being single has allowed me to spread my wings as far as they would unfurl, to learn what I’m capable of."
🎙️ Mixtape e altre storie
Consigli (non) richiesti per sembrare degli alternativi consumati
Almost Famous, indimenticabile capolavoro del 2000 di Cameron Crowe, si concludeva con Russell (Billy Crudup) che finalmente rilasciava l'agognata intervista a William (Patrick Fugit).
“So Russell, what do you love about music?”
“To begin with…” he starts, quoting the title of Stillwater’s debut, “everything.”
Sipario. The end.
Quest'estate finalmente l'edizione americana di Rolling Stone ha pubblicato l'intervista a Russell degli Stillwater a firma di William Miller. È il 30 agosto del 1973 ed è/sarà la cover story di quel numero.
Mi sono sempre chiesta cosa ne sarebbe uscito fuori, che pezzo avrebbe scritto William, alter ego di Cameron Crowe alla cui storia personale come giornalista musicale per Rolling Stone è ispirato il film. L'articolo è così un vero e proprio road trip tra la cultura musicale di quegli anni, un insieme di fotogrammi che chi ha amato visceralmente quel film ritroverà con affetto e un po' di emozione. Sono pur sempre trascorsi 22 anni del resto. E lì in quelle righe finali c'è anche una breve menzione all'indimenticabile Penny Lane (Kate Hudson) quella groupie che tutte almeno una volta avremmo voluto essere.
Ma soprattutto è un esempio lampante del perché l'editore di RS aveva dato fiducia a quell'adolescente timido (pur non sapendo fosse appena 15enne). Il pezzo infatti è veramente un piccolo gioiello. Da leggere per lasciare andare via questa nostalgia estiva.
Dopo averla menzionata come non potevo non inserire lei, la colonna sonora di Almost Famous, in versione rimasterizzata in occasione del 20esimo anniversario dello scarso anno?
La canzone prescelta è Feel Flows dei The Beach Boys, la stessa che suona di sottofondo quando William conosce nel backstage Penny e infine che accompagna i titoli di coda in cui vengono mostrate alcune polaroid scattate durante quella settimana in tour con gli Stillwater. Feel Flows è una delle prime scritte dal chitarrista Carl Wilson, il leader del gruppo ed è presente nel loro album del 1971 Surf's Up. Lo stesso Cameron Crowe ha indicato Feel Flows come la sua canzone preferita dei Beach Boys e ha spiegato che il pezzo contiene quella "grandezza sia felice che triste che definisce il gruppo". Tutta la colonna sonora comunque merita un intero ascolto.
Whether willing witness waits at my mind
Whether hope dampens memory
Whether wondrous will stands tall at my side
Feel flows (White hot glistening shadowy flows)
Feel goes (Black hot glistening shadowy flows)
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