Questa è It’s Friday I’m (not) in love, una newsletter settimanale per cuori precari ma non disperati che arriva ogni domenica mattina. Se ti piacerà, clicca sul cuore, commenta o inviala ad altri potenziali (e non) cuori allo sbando. Oppure puoi offrirmi un caffè e supportare il mio lavoro. Grazie!
E ora, come sempre, schiaccia play e… buona lettura.
“Sai forse un giorno scopriremo che la felicità era ben altra cosa.”
Me lo ha confidato sabato mattina un amico, al termine di una riunione di tre ore, in cui mi raccontava come al momento nella sua vita ci siano solo “fattacci” sentimentali, incontri ravvicinati e qualche amicizia più intima ma nulla di più. “Ora non riuscirei a metterci la giusta energia, sono molto concentrato sui miei progetti lavorativi, sicuramente cambierò quando sarà il momento più adatto o quando incontrerò la persona giusta.”
Quella riflessione sulla felicità probabilmente voleva essere un approccio già nostalgico per convincere entrambi di come ci siano risposte che già conosciamo e che, malgrado ciò, sentiamo comunque di dover per il momento accantonare in un angolo. Sappiamo bene che forma abbia la felicità, meno il momento in cui bisogna solo arrendersi ad essa. Del resto, altrimenti, sarebbe troppo facile.
È un’estate particolare questa, per me e molti altri che incontro. Nessun momento di pausa, nessun “ne riparliamo a settembre”, nessuna voglia di apparente leggerezza.
Piuttosto è come se stessimo nuovamente mollando gli ormeggi e (ri)partendo dalla nostra isola personale per costruirci per l’ennesima volta. C’è voglia di novità professionali, di mettere a terra i propri progetti o rafforzarli, di scoprirsi e conoscersi ancora di più. Di fissarsi obiettivi senza dover aspettare necessariamente l’autunno.
L’estate del resto non dura più tre mesi, non ha più le fattezza di una pausa ben definita in cui era d’obbligo fermarsi, divertirsi e non pensare ad altro che non fosse l’ennesima serata di musica revival in spiaggia. Al contrario, è sempre più un preludio ai cambiamenti che desideriamo e che con il caldo sentiamo maggiormente sulla nostra pelle mista a sudore grondante.
Quando sia cambiata la mia percezione dell’estate non lo so esattamente dire. Ma non è più la stagione dell’ozio da diverso tempo. Certo, sono più indolente, fiacca causa caldo, a tratti irritabile (sempre per l’afa che non riesco a combattere). Ma l’estate, ancor più di settembre, è diventato un momento in cui complice la solitudine in città è più facile imbattersi in quei conti che nascondiamo in un cassetto il resto dell’anno, troppo presi dalla nostra quotidianità.
Così l’estate mi ritrovo in ascolto. Di tutto. Di me, dei film notturni dei miei vicini che riecheggiano nel cortile alle 2 di notte, di chi rientra tardi e di chi spinge il triciclo della propria figlia nel giardino condominiale. È come se il mio ascolto si sintonizzasse più facilmente sulle frequenze degli altri e su me stessa, complice le finestre sempre spalancate e il silenzio dei fine settimana estivi.
Siamo così passati dal vivere un’estate perennemente rumorosa e musicalmente a cassa dritta a una in cui la cifra è data dalla qualità del silenzio che ci circonda. E in quello stesso silenzio ci ritroviamo a inciampare goffamente nei nostri pensieri. E in quei progetti sui quali convogliare le poche energie che il caldo non ci risucchia.
Abbiamo tempo per una relazione date queste premesse? Forse, come diceva ieri quell’amico, no. Non abbiamo abbastanza energie anche per quello. Ecco perché è più facile posticipare tutto a data da destinarsi. Salvo poi trovarsi insonni per il caldo alle tre di notte e porsi domande mute.
Nell’unico dialogo apprezzabile di A Family Affairs (su Netflix) Nicole Kidman spiega a Zac Efron come “siamo stati tutte isole, tutte navi che lasciano il porto e la vita è un’eterna danza per non essere né l’una né l’altra cosa.”
L’estate allora diventa quel momento in cui confondiamo i nostri ruoli, sentendoci a fase alterne isola deserta e nave già salpata. Lo siamo costantemente nel corso della nostra vita, ma d’estate sentiamo di più quel silenzio che ci assale. Che sia quello del cicaleccio in un luogo dove siamo rimasti soli noi o il ponte della nostra imbarcazione personale.
Di sottofondo un po’ di musica da riviera romagnola (come il mio amico) e la certezza che a settembre dovremo pur ritrovare un approdo salvo, poi, ripartire di nuovo.
#ItsFridayImNotInLove
💌 Modern Love
Dalla rubrica settimanale del New York Times “Modern Love” (da cui è tratta la serie disponibile su Amazon Prime)
Amo molto il fatto che in inglese house e home abbiano due sfumature di significato abbastanza diverse, a differenza della nostra parola casa. Ed è proprio giocando su questo che la sceneggiatrice Christene Seda racconta nel suo Modern Love la ricerca della sua casa. Che scoprirà essere ben diversa da quella che si era sempre immaginata da adolescente, complice anche una particolare lettura dei tarocchi.
“In college, I never spent more than a year in the same dorm or apartment. I traveled with boxes that were never unpacked and lived minimally. The dream of living in a house buried somewhere inside me. Something about growing a lemon tree, picking the lemons, making lemonade in a glass pitcher with lemons painted on it. That’s pretty much all I could think about. Something wholesome and safe. No more packing.”
📌 Post-it del venerdì
Single, dating, coppie e relazioni. Gli articoli della settimana per districarsi nel precariato sentimentale
Cosa lega il capitalismo con l’amore e l’autostima? Apparentemente nulla o forse no. Perché a volte si torna sempre a valutare l’amore in base alla sua rarità e conquista.
Nulla di nuovo nel dire che il dating moderno è diventato un campo di battaglia in cui le persone adottano strategie diverse per ottimizzare il loro successo e la loro esperienza. E ognuno di noi rientra in una categoria precisa. Tu ti senti più ad esempio un money saver, amante del sober-ish date o del dating solo per la trama (come raccontavo qui)?
Conosci lo Swiftfishing? Nuovo trend del dating che ha che fare con l’attuale popstar più famosa al mondo e che pare stia cambiando anche il mondo degli appuntamenti.
Quale potrebbe essere una cosa buona che ognuno può fare ogni giorno per migliorare la propria salute mentale? Vale soprattutto per chi è freelance o lavora in modalità full remote ma in realtà credo valga davvero per tutti noi.
🎙️ Mixtape e altre storie
Consigli (non) richiesti su come perdere tempo la sera
A Family Affair è praticamente la risposta di Netflix a The Idea of You su Prime Video. Apprezzo molto questo nuovo trend di sdoganare le relazioni con una certa differenza d’età e dove, appunto, sono le donne ad essere più grandi dell’uomo, normalizzando questi rapporti. Personalmente però non ho percepito grande chimica tra Nicole Kidman e Zac Efron e più in generale sono rimasta perplessa dal poco spazio dato al potenziale comedy che poteva davvero fare la differenza. Non so, da amante delle rom-com semplicemente mi aspettavo di più, perché per me è un genere “comfort food” a cui mi aggrappo quelle sere che ho voglia di leggerezza senza perderne però in qualità.
Come si ricomincia a vivere dopo la fine di un amore? Sono capitata per caso in questa bellissima intervista allo scrittore, poeta e guida ambientale Luigi Nacci che non conoscevo e che racconta del suo libro I dieci passi dell’addio edito Einaudi. Va’ da sé che non l’ho letto, quindi non si tratta di un consiglio in senso stretto, ma ho trovato alcuni passaggi dell’intervista davvero belli e sono molto tentata dal prenderlo. Magari potrebbe valere lo stesso anche per te.
«Il quarto passo: scrivi tutti i cataloghi, poi bruciali. Il catalogo dei se non è il piú duro. Duro è il catalogo dei pianti. Quanti tipi di pianti esistono, in una storia che finisce?», si legge. E via con le liste dei messaggi d’amore di un tempo, degli abbracci, delle urla. Quella degli scatoloni in casa. Uno strazio.
Restare a vivere nella stessa casa quando lei va via è terribile. Ma, nella lista dei dolori, non è il peggiore. Che invece è «sapere che non invecchieremo insieme».Non basta la minaccia dei ricordi passati, pure il futuro: per i separati non c’è via di scampo.
C’è ma arriva solo con l’accettazione di una doppia perdita: dell’altra metà della coppia e di una parte di sé. Restano però i bei ricordi.E, stando al libro, anche tanto amore. Ma allora perché ci si lascia?
Perché le storie finiscono ma l’amore no. Del resto non sappiamo come inizia, impossibile dire che finirà.
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